[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]La Lega guadagna mezzo punto (32,5%) e il M5S ne perde altro mezzo scendendo al minimo storico dal 4 marzo 2018con una perdita, in 13 mesi, del 12,68% (alle politiche toccò il 32,68%). Forza Italia perde un punto e scende al 9,5%, Fratelli d’Italia cresce dello 0,5% proseguendo il suo trend positivo. Il Pd (col simbolo “Siamo europei”) è fermo al 21% ma si consolida come secondo partito grazie alla rovinosa discesa del M5S. Il Centrodestra, complessivamente è al 14,5% (-0,5%) e il Centrosinistra è al 25% (-0,5%).

Sono i dati del sondaggio (sul voto alle prossime europee) dell’istituto Noto Sondaggi presentati ieri sera a Cartabianca, il programma di approfondimento di RaiTre condotto da Bianca Berlinguer. Le tendenze sembrano le stesse da alcune settimane: la Lega sembra aver raggiunto i suoi massimi e oscilla (anche stando ad altri sondaggi) tra il 31 e il 33%. M5S continua a perdere: dalla fine di gennaio a oggi (10 settimane) ha perso 4 punti interi. Il Pd che alla fine di gennaio era al 19%, ne guadagnati due ma non sembra riuscire a sfondare. Rispetto alle politiche del 4 marzo, comunque, il centrosinistra guadagna un po’ più di 2 punti (era al 22,86%. A sinistra del Pd (ma non è ancora chiaro se e in che modo si presenteranno alle elezioni) ci sono Leu (1,5%) che prese il 3,39% alle politiche e Potere al Popolo all’1% (ebbe l’1,5% il 4 marzo).

Il centrodestra con la scivolata di Forza Italia che scende al 9,5% e Fdi al 5,5% si ferma al 14,5%. Un anno fa, senza la Lega era al 19,65%.

“La Lega oscilla, ma è saldamente oltre il 30% – spiega Antonio Noto, direttore dell’omonimo istituto – La discesa del M5S continua e non è chiaro se e quando si fermerà. Uno dei dati che riguarda un po’ tutti – aggiunge Noto – è la presenza tra la gente. Salvini è presente sul territorio. Va in giro, parla, si fa vedere, genera amore e odio, ma è l’unico che sembra farlo con efficacia”.

E gli altri? “M5S sembra aver rinunciato a un presenza movimentista che, prima era una delle sue caratteristiche e il Pd, invece, non è ancora riuscito a uscire dalle stanze. Zingaretti ha certamente generato aspettative e una certa attenzione, ma, per andare oltre il 21% il Partito Democratico dovrebbe uscire dai palazzi della politica dove, per ora, anche Zingaretti si è chiuso: sta tessendo relazioni, facendo le liste ma non si è vista una nuova presenza del Pd nella società”.

E nel Centrodestra? “Forza Italia è sempre fermo intorno al 10 per cento. C’è, invece, una crescita continua di Fdi che si spiega col suo essere un partito, magari di vecchio stampo, ma con solide radici e relazioni sul territorio a cui, poi, corrispondono consensi”.

“Comunque – conclude Noto – da qui alle elezioni c’è tempo e il quadro politico farà ancora in tempo a cambiare. Noi continuiamo a testare Leu che, però, alle europee non ci sarà. Vedremo chi si presenterà e come questo inciderà anche su centrosinistra”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/4″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][vc_single_image image=”12402″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”12403″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”12404″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”12405″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Salvini stacca i 5 Stelle di 11 punti
Il sondaggio di Noto: gli elettori preferiscono l’agenda leghista. M5S in calo
ROMA SE GLI ULTIMI sei mesi del 2018 sono stati caratterizzati dal sorpasso della Lega sul M5S, non solo riguardo le intenzioni di voto, soprattutto nella capacità di condizionare l’agenda della politica e imporre i temi cari al proprio elettorato, lo stesso trend è evidente anche a inizio del 2019. La prima rilevazione di Noto Sondaggi nel nuovo anno certifica che sia in termini di consenso elettorale che di appeal dei vari temi di attualità che stanno per caratterizzare le scelte del governo, l’opinione prevalente degli italiani è più vicina alle posizioni di Salvini che non a quelle di Di Maio. PER QUANTO riguarda il voto, in previsione delle prossime consultazioni del 26 maggio per eleggere i componenti del Parlamento Europeo, la stima è che al momento la Lega sia ben 11 punti avanti rispetto al M5S, in particolare gli ex padani sono quotati al 34% mentre i pentastellati al 23%. Questa è la maggiore differenza che si registra da quando il giorno dopo le elezioni politiche dello scorso 4 marzo è iniziato il recupero dei leghisti che sono passati in 10 mesi da un -14 a un +11 rispetto all’alleato di governo. Un capovolgimento di fronte più che un semplice sorpasso. Se si analizza il trend degli ultimi tre mesi si coglie che il consenso ai pentastellati continua a calare, mentre quello del partito di Salvini rimane stabile, sempre abbondantemente superiore al 30%. Tale situazione è stata generata da più fattori. È vero che la Lega ha conquistato una quota di consensi da Forza Italia (circa 5%), ma questo è ancora insufficiente a spiegare il raddoppio dei voti dei leghisti aumentati da marzo ad oggi da poco più del 17% al 34%. IL FENOMENO che è accaduto, e che invece giustifica tale trend, è che la Lega in questi mesi ha attratto una parte di coloro i quali si astennero alle Politiche, ma che oggi, appunto, se si dovesse votare, sceglierebbero il partito del ministro dell’Interno. Questo è un fenomeno che in Italia non era mai accaduto, cioè il fatto che si formasse il giorno dopo le elezioni un popolo che possiamo definire ‘astenuti pentiti’, visto il proprio comportamento di voto attuale. Questo elemento è fortemente presente tra gli elettori del Sud, area territoriale in cui il consenso alla Lega è arrivato al 29%. Al contempo, però, il calo vistoso del Movimento non premia i partiti di sinistra, visto che gli elettori delusi si rifugiano prevalentemente nell’astensione. Infatti questo genera una sorta di ‘calma piatta’ nei due maggiori raggruppamenti di opposizione, stabili da molti mesi, nonostante il vistoso cambiamento di peso elettorale tra i due partiti sottoscrittori del contratto di governo. SE POI si analizza il clima di opinione in relazione alle varie tematiche di attualità, ci si accorge che le posizioni della Lega risultano più condivise rispetto a quelle del M5S. Per esempio rispetto alla Tav il 62% degli italiani è favorevole al completamento della tratta Torino-Lione, in generale comunque il 60% è favorevole alla realizzazione delle cosiddette grandi opere. Altro tema di stretta attualità è la possibilità di liberalizzare l’uso della cannabis, richiesta avanzata da alcuni esponenti del M5S: il 63% della popolazione è contraria. Questo clima di opinione spiega il trend del voto in atto. Il fatto che sulle questioni all’ordine del giorno gli italiani condividano più le posizioni politiche della Lega che non del M5S è alla base dell’ampiezza della forbice del consenso tra i due partiti, differenza che si sta sempre più ampliando a favore di Salvini. *Direttore Noto Sondaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12318″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436486121{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

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Gli italiani bocciano Di Maio e Salvini

Il sondaggio: giudizio negativo sulla gestione della legge di bilancio

 

LA MANOVRA finanziaria non è ancora stata approvata e in seguito al raggiungimento dell’accordo con la Commissione europea, col conseguente abbassamento del debito dal 2,4 al 2,04%, il governo sta apportando le ultime correzioni tagliando, rivedendo, rimodulando, voci di spesa che prima erano inserite e ora sono da rivedere. È chiaro, dunque, che fino a che non ci sarà la conferma da parte dei due rami del Parlamento sarà impossibile analizzare il giudizio degli italiani sui singoli provvedimenti. NEL FRATTEMPO, però, il 47% della popolazione dichiara di seguire con attenzione l’evolversi della legge di bilancio ed il 64% è a conoscenza del fatto che l’Europa ha imposto vincoli al premier Giuseppe Conte per scongiurare la procedura di infrazione. Pertanto, anche se non nel merito della valutazione delle singole voci che saranno contenute, i cittadini si stanno costruendo un proprio immaginario su quelli che saranno i plus e i minus di questa manovra. Gli italiani esprimono, però, un parere diversificato tra la necessità di trovare una soluzione per non incorrere nei rischi della procedura di infrazione ed il risultato raggiunto. Se il 62% afferma che l’esecutivo ha fatto bene a trovare un accordo con la Commissione europea, dall’altra però il 67% pensa che il risultato sia stato soprattutto una vittoria dei voleri dell’Europa, più che una affermazione della strategia politica del governo giallo-verde. Quindi da una parte si ritiene che l’aver scongiurato la procedura di infrazione abbia evitato una rischiosa crisi finanziaria per il nostro Paese, dall’altra però si ha la percezione che le riforme promesse dal governo troveranno un maggiore ostacolo per essere realizzate. Infatti il 65% stima che non si riusciranno a mantenere le promesse scritte nel contratto, o almeno nella dimensione che Di Maio e Salvini avevano pubblicamente anticipato. A tal proposito il 62% dichiara che quota 100, con lo smantellamento della riforma Fornero, non sarà realizzato nelle forme e nei modi auspicati precedentemente dai leader di Lega e M5S, così anche per il 67% il reddito di cittadinanza e per il 62% la pace fiscale. Se il risultato dell’accordo produce delusione, i cittadini apprezzano il modo in cui il presidente della Repubblica Mattarella ha favorito, dietro le quinte, il dialogo tra Governo e commissione europea. Al contempo, però, non esprimono giudizi lusinghieri per gli altri esponenti politici coinvolti nelle trattative. I pareri positivi su come il premier Conte ha raggiunto l’accordo arrivano al 42%, ma a pagare maggiormente dazio sono stati Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i quali sono promossi rispettivamente solo dal 35 e dal 25% degli italiani. Viene valutato ancora più criticamente l’operato del ministro dell’Economia Giovanni Tria, visto che appena il 12% esprime una opinione positiva. *Direttore Noto Sondaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonio Noto[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12310″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436486121{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]PREOCCUPATI e permissivi. Quella che potrebbe sembrare una contraddizione è, invece, una costante nel comportamento dei genitori quando i loro figli si recano in discoteca, ai concerti o trascorrono le notti in giro con gli amici. La paura dello sballo, la consapevolezza che i propri ragazzi possono assumere alcol o droga, essere coinvolti in incidenti stradali, tutto questo rende difficili le notti dei padri e delle madri. DALLO STUDIO effettuato dall’Istituto Noto Sondaggi emerge il fenomeno che gli stessi genitori si adattano allo stile di vita dei figli trovando soluzioni per diminuire il loro livello di preoccupazione. Gli atteggiamenti che si mettono in atto per ridurre l’ansia si diversificano rispetto all’età dei propri ragazzi. Andiamo con ordine. Gli stili di vita dei giovanissimi, più che dei giovani, sono profondamente mutati nel corso degli ultimi 10 anni. Per esempio, se prima ci si accostava alle discoteche intorno ai 14-15 anni, oggi l’età è scesa in maniera repentina e anche a 11 o 12 il divertimento collettivo si consuma negli stessi luoghi degli adolescenti più grandi di età: frequentare concerti e sale da ballo è diffuso ormai anche tra i ragazzi dei primi anni della scuola media. Questi cambiamenti degli stili di vita hanno generato un ri-adattamento dei genitori che se da una parte non negano lo svago e il divertimento notturno, dall’altra, soprattutto per i giovanissimi, mettono in atto una serie di azioni finalizzate alla difesa e sicurezza dei propri cari. INFATTI, il 47% dei genitori acconsente che i propri figli under 14 frequentino le discoteche, ma al contempo tra questi, definiti «permissivi», prevale la quota di chi decide di accompagnarli alla meta per poi andarli a riprendere. Questo lo fa il 68% di chi ha un figlio con meno di 14 anni. Spesso si organizzano staffette, così infatti il 42% afferma che i «genitori-navetta» predispongono «piani di trasporto», decidendo chi li accompagna all’andata e chi li prende al ritorno. Questo comportamento genera una percezione di sicurezza tra i genitori, visto che il 64% di chi lo mette in pratica dice che pur considerandolo un sacrificio, influisce positivamente sulla propria serenità oltre che sulla incolumità dei figli. Tra i genitori dei più grandi, invece, le uscite notturne producono una percezione di maggiore pericolo in quanto diventa più difficile imporre un controllo. Il 63% di questi genitori dichiara che conosce solo pochi o nessuno degli amici dei propri ragazzi, il 58% non è a conoscenza dei luoghi in cui trascorrono la notte, il 40% teme che i propri figli possano fare uso di alcol e droga, mentre il 37% è sicuro che assumano alcol e il 20% che fumino spinelli. IL TIMORE maggiormente avvertito dai genitori è la possibilità di un incidente stradale, indicato appunto dal 67% del campione. Dopo la strage della discoteca di Corinaldo, però, i genitori hanno iniziato a prendere in considerazione che il pericolo di incolumità possa avvenire anche all’interno degli spazi chiusi, cosa che prima non si immaginava. Nei weekend le notti diventano insonni per più della metà dei genitori: il 60% afferma che rimane sveglio fino a che il figlio non rincasa, e tra questi il 65% non sa di preciso a che ora rientrerà. La notte con il suo consumo ludico, quindi, per i giovanissimi sembra essere diventata quasi un’ossessione o «un vizio che tu non vuoi smettere, smettere mai», così come canta Ligabue.

* Direttore Noto Sondaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonio Noto[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12306″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436486121{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]L’ultima rilevazione di Noto Sondaggi stima nel 9% la forza elettorale di un “ipotetico” partito di Renzi. E’ difficile poter pesare con esattezza la forza di un partito che non c’è, ma in questo caso la forza mediatica del marchio “Renzi” aiuta a comprendere le potenziali di attrazione elettorale di un nuovo soggetto politico che potrebbe vedere nell’ex segretario del PD il padre dell’iniziativa.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12296″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436486121{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Il trend delle intenzioni di voto premia ancora la Lega che e’ in aumento di 1 punto e tocca il 34%. Al contempo il M5S e’ fermo al 25%. Pertanto la differenza di consenso tra i due alleati del contratto e’ 9 punti. I partiti dell’opposizione aumentano l’attrazione elettorale: Forza Italia incrementa di mezzo punto e tocca il 9,5% mentre il PD avanza dell’1% e totalizza il 18%, avvicinandosi dunque a quel 18,7% raccolto alle elezioni politiche. Infine gli italiani chiedono al Governo di cambiare la manovra finanziaria per non aumentare il conflitto con la Commissione Europea.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][vc_single_image image=”12292″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12284″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12285″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image” css=”.vc_custom_1543431831141{padding-top: 0px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436486121{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12286″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12287″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image” css=”.vc_custom_1543431847623{padding-bottom: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Roma, 25 novembre 2018 – Il pronostico sulla tenuta del governo lascia spazio a due interpretazioni opposte tra loro. Da una parte, l’alto tasso di consenso di cui godono i due partiti del contratto – seppure in calo, nell’ultima settimana secondo i rilevamenti di Noto Sondaggi si attesta al 56% – farebbe ritenere l’alleanza gialloverde salda e duratura; dall’altra emergono di continuo nuovi attriti che, invece, potrebbero essere indicatori di una fine anticipata. Tra questi bisogna pensare che i rapporti di forza tra Di Maio e Salvini si sono invertiti rispetto alle elezioni politiche. Se, lo scorso 4 marzo, il M5S conquistò 15 punti in più rispetto alla Lega, dal 2 giugno, cioè dopo il giuramento del premier e della squadra dei ministri al Quirinale, secondo tutti gli istituti demoscopici c’è stato il sorpasso, tanto che ad oggi il partito di Salvini è stimato nell’ultima rilevazione di Noto Sondaggi 8 punti avanti ai pentastellati.

Già questa inversione di tendenza potrebbe diventare nei prossimi mesi il casus belli che permetterebbe alla Lega di chiedere più spazio nella compagine, se non addirittura il premier. Comunque sia ‘i sondaggi sono sondaggi’ e, se questo avanzamento non verrà certificato nelle urne delle prossime elezioni europee, la questione non si porrà se non, appunto, dopo il 26 maggio alla chiusura delle consultazioni. Oltre a questa problematica tecnica, con la manovra sono emersi evidenti frizioni politiche tra i due leader. Prima la “manina leghista” che secondo Di Maio avrebbe cambiato senza nessun accordo una norma del decreto fiscale, poi l’emendamento bocciato al Senato sull’anticorruzione che, sempre secondo il M5S, avrebbe avuto una regia tra i leghisti, oltre alle divergenze sulla priorità di far partire subito il reddito di cittadinanza, il cui differimento di un anno indebolirebbe il conflitto con l’Europa; insomma una serie di questioni che potrebbero portare alla ‘caduta del ponte tibetano’.

Gli elettori sono molto attenti anche perché vivono una contraddizione. Nonostante l’alto livello di consenso, hanno la sensazione che i due partiti procedano parallelamente, come se guidassero governi diversi. Quindi non si è generata quella sorta di ‘contaminazione’ per cui le problematiche di una partito vengono fatte proprie da tutta la coalizione. Se questo si può anche ritenere un vantaggio, su tempi lunghi potrebbe essere inevitabile un ‘deragliamento’: pur proseguendo su binari paralleli non si evita lo scontro.

Questa metafora descrive il clima di opinione degli italiani. Solo il 32% degli elettori ritiene che il governo durerà fino a fine legislatura. Se dai numeri vogliamo trarre una interpretazione, visto che il consenso totale ai due partiti è al 56%, possiamo affermare che un po’ meno della metà dei propri elettori pensa che questa alleanza non potrà essere ‘forever’. A questi si aggiunge il 24% che ipotizza la crisi di governo già prima delle elezioni europee e un ulteriore 28% che invece pensa che il patto cadrà subito dopo. Insomma la maggioranza della popolazione, il 52%, suppone che entro i prossimi 8 mesi l’alleanza potrebbe sciogliersi. È da notare che tra coloro i quali pensano che il governo avrà vita breve prevalgono nettamente i leghisti sui pentastellati. Però gli italiani ormai sono diventati consapevoli che, per qualsiasi inquilino del Quirinale, la fine di una alleanza non vuol dire l’apertura delle urne, e quindi è probabile che si possa cercare un altro governo che abbia la maggioranza in parlamento. In questo caso circa la metà degli elettori, il 48%, chiede che si formi un governo con i 3 tradizionali leader del centrodestra, Salvini, Meloni e Berlusconi. Solo il 28% opterebbe per una alleanza tra Pd e M5S.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542809973636{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/4″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”12269″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image” css=”.vc_custom_1543172263270{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Intenzioni di voto alle Elezioni Europee. La distanza tra Lega e M5S aumenta. Il partito di Salvini è quotato al 33% (con un incremento di 1 punto rispetto alla scorsa settimana) mentre i cinquestelle calano al 25%. Comunque, il voto complessivo ai due partiti di governo rimane alto, 58%, ma con un peso maggiore dei “verdi” sui “gialli”. Il consenso agli altri partiti non subisce particolari variazioni rispetto alla scorsa settimana, se non per Leu che, in concomitanza con l’annuncio di scioglimento, perde 1 punto e si ferma al 2%. Forza Italia stabile al 9%, così il PD riconferma la stessa percentuale del 17%.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” margin_design_tab_text=”” line_width=”400″]

Slide intenzioni di voto alle elezioni europee

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Roma, 18 novembre 2018 – A quasi 6 mesi dal giuramento dei ministri del governo gialloverde è il momento di fare una prima valutazione sull’impatto che la squadra di Giuseppe Conte in questo periodo ha nell’opinione pubblica. Nonostante l’alto livello di consenso sia del M5S che della Lega – la somma è al 58% – la compagine di Palazzo Chigi si caratterizza prevalentemente per la visibilità del presidente Conte e dei vice Di Maio e Salvini, ma nelle azioni politiche risultano apprezzati anche Giorgetti e Costa.

In termini di conoscenza, molti ministri ancora oggi fanno registrare livelli bassi. Basti pensare che sui 20 componenti dell’esecutivo – oltre ai 18 ministri abbiamo considerato anche il premier Conte e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giorgetti che, pur non avendo un dicastero, per il ruolo che ricopre è una delle pedine più importanti – solo cinque totalizzano un livello di conoscenzamaggiore del 50%. È da notare, però, che Conte (67%) risulta solo al terzo postosuperato dai suo due vice: da Salvini (89%) e da Di Maio (78%). Gli altri due che vanno oltre la soglia del 50% sono i ministri delle Infrastrutture Toninelli (57%) e della Giustizia Bonafede (52%).

In questa speciale classifica si fanno notare i bassi livelli di conoscenza che ricevono i titolari di dicasteri molto importanti. Per esempio il ministro dell’Economia Tria compare solo in decima posizione con il 37%, così anche il titolare della Farnesina Moavero Milanesi risulta conosciuto appena dal 17% e si piazza diciassettesimo. La parte bassa della classifica è dominata da tre ministri che non riescono a superare il 10%. Al terzultimo posto si trova Marco Bussetti (10%, Istruzione), penultima è Erika Stefani (9%, Affari Regionali) mentre il fanalino di coda è Alberto Bonisoli (7%, Cultura). In generale, comunque, il team dei governativi è conosciuto in media dal 36,7%.

Se dalla conoscenza si passa al giudizio sull’operato le cose cambiano. Salvini è l’unico che riceve l’apprezzamento della maggioranza degli italiani (51%). La novità, però, è il secondo posto di Giorgetti (48%) che supera Conte (44%), ex aequocon i ministro dell’Ambiente Costa. Di Maio si posiziona solo quinto con il 42% degli apprezzamenti e precede Tria (37%). Tra i ministri in prima linea, il Guardasigilli Bonafede è nono con il 33% mentre Toninelli è quattordicesimo (25%). Il terzetto di coda è sempre lo stesso: Stefani, Bussetti e Bonisoli non riescono a superare il 20%.

In media, comunque, i giudizi positivi espressi sull’operato dei singoli ministri arrivano al 31,1%, ma con una differenza molto elevata nel range di oscillazione. Infatti si passa da un massimo del 51% di valutazioni favorevoli nei confronti di Salvini al minimo del 13% per Bonisoli.

*Data di realizzazione del sondaggio: 16-17/11/2018

Campione: Panel Omnibus rappresentativo degli italiani adulti.

Tecnica di somministrazione delle interviste: Cawi.

Consistenza numerica del campione: Mille.

Rispondenti: 93%.

Come risulta dall’analisi effettuata sulle possibile alleanze in Parlamento, si evince che le possibilità di formare il Governo sono sono due: M5S e PD, oppure M5S e LEGA. A sentire i partiti nessuna delle due ipotesi è veritiera. Allora, cosa accadrà? Al momento tutte le ipotesi sono sul tavolo del Presidente della Repubblica, non ultima quella di ritornare al voto dopo aver effettuato una correzione sulla legge elettorale, forse inserendo il premio di maggioranza che garantisce la governabilità. Il M5S è il primo partito, il Centrodestra è la prima coalizione, ma all’interno delle due camere non ci sono maggioranze.