[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Roma, 14 ottobre 2019 – In Italia ogni anno circa 700 preti abbandonano l’abito talare. Tra questi più della metà lo fa per convolare immediatamente a nozze. Se a questo dato ufficiale si associa quello del ‘Vox Populi’, cioè che il 26% dei cittadini è venuto a conoscenza di sacerdoti che intrattengono storie sentimentali, ecco che la questione riguardante la possibilità che si possa consentire ai preti di sposarsi diventa un elemento su cui riflettere. Eppure nella religione cattolica a volte è permesso lo sposalizio ma questo riguarda solo quelli che seguono il rito orientale (bizantino, siriaco o greco) o gli anglicani.
Per molte altre religioni è possibile l’addio al celibato, come per esempio per gli ebrei e per i protestanti. Mentre per il Vaticano, invece, rimangono salde le regole storiche, per gli italiani queste leggi della Chiesa dovrebbero cambiare visto che ben il 58% sarebbe favorevole allo sposalizio dei preti e una percentuale simile, ma leggermente minore, il 55% delle suore.

Tale opinione, però, è fortemente influenzata dal livello di partecipazione delle persone alla religione. Infatti tra i cattolici molto praticanti prevale nettamente la contrarietà alle unioni, questa percentuale diminuisce tra quelli poco praticanti, mentre diventa nettamente minoritaria tra i cittadini che si professano cattolici ma che non praticano in maniera assidua. Bisogna dire che ben la metà della popolazione italiana si riconosce in questa categoria, e quindi il parere di questi cittadini influenza nettamente l’opinione generale.

Sondaggio sul celibato di preti e suore
Sondaggio sul celibato di preti e suore

Altro fattore di cui si discute da tempo è la possibilità che anche le suore possano celebrare messa. In questo caso le percentuali dei favorevoli aumenta di molto, così come anche il giudizio dei cattolici molto praticanti diventa meno conservatore.
Il 68% della popolazione italiana sarebbe favorevole all’ipotesi che anche le suore possano officiare messa. Solo tra i cattolici molto praticanti questa teoria è in minoranza (anche se molto vicina al 50%) mentre sia nei cattolici poco praticanti che in quelli non praticanti è nettamente maggioritaria. È importante evidenziare che questa richiesta non è espressa solo dalle donne ma è nettamente presente anche tra i maschi.

Non solo. Altro dato su cui riflettere è che permettere di poter far celebrare messa anche alle suore è ritenuto un forte elemento innovativo che inciderebbe nella possibilità di ulteriore avvicinamento della Chiesa verso la popolazione. Insomma, emerge in maniera elevata che gli italiani ‘cercano un cambiamento’ anche nelle sfere e nelle regole ecclesiastiche, e non solo quindi nel mondo della politica. A dare maggiore conforto a questa ipotesi c’è un altro dato: il 60% ritiene che la Chiesa non sappia affrontare la questione del sesso. È interessante notare come tra i giovani questa percentuale arriva addirittura al 74%, indicatore anche questo di una ‘lontananza’ dei teenager dai valori della Chiesa. Al di là di questa differenza legata ai più giovani, c’è anche da dire che la maggioranza della popolazione, il 54% di chi comunque di professa cattolico, dichiara di non seguire le indicazioni della religione in ambito sessuale. Anche se la Chiesa rimane il riferimento per i valori della assoluta maggioranza degli italiani, al contempo diventa sempre più forte una richiesta di cambiamento che deve coinvolgere sia le regole interne che il rapporto con i credenti.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][/vc_column][vc_column width=”1/2″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Roma, 6 ottobre 2019 – La prossima manovra finanziaria avrà come obiettivo principale la diminuzione dei pagamenti in nero in modo tale che le entrate potranno aumentare e – come ha detto il presidente Conte – le tasse calare. Per fare questo il Governo vuol mettere in atto una vera e propria stretta sulle transazioni in contanti. Il fine è arduo, ma non per la bontà della proposta, per il fatto che questo eventuale provvedimento dovrebbe incidere su un cambiamento radicale dei comportamenti della popolazione.

Basti pensare che in Italia il 52% possiede una tessera per poter pagare con la moneta elettronica, ma solo il 12% la utilizza abitualmente, o almeno tutte le volte che può. A questo si deve aggiungere un ulteriore 22% che dichiara di utilizzare il bancomat o la carta di credito solo in particolari situazioni. Insomma, al momento appena 1/3 dei cittadini ha una predisposizione, più o meno forte, a utilizzare la moneta elettronica, mentre il rimanente 2/3 dovrebbe mutare il proprio modo di fare. In Italia, diversamente da altre nazioni del Nord Europa, si è sedimentato un comportamento particolare, anche da parte di chi detiene carte di credito e bancomat, cioè si finalizza l’uso del pagamento elettronico solo per importi più sostenuti, almeno sopra i 100 euro, mentre per valori inferiori, pur potendo, si preferisce il contante.

È anche vero, però, che la proposta del Governo prevede un bonus fiscale a chi paga con la moneta elettronica, questo appunto per motivare maggiormente all’utilizzo di credit card. In linea di massima questa ipotesi raccoglie giudizi positivi da parte degli italiani, il 61% è favorevole. È da notare, però, che al contempo il 56% degli italiani non ha fiducia che questo porterà a un aumento delle entrate e addirittura il 63% pensa che se anche ci fosse un maggiore gettito fiscale il governo comunque non abbasserebbe la tasse.

È importante analizzare quest’ultima opinione: si mette l’accento sulla sfiducia rispetto alle promesse del Governo, cioè che il cittadino pagherà effettivamente meno tasse se si aumenteranno le transazioni tracciabili. A maggior ragione il 61% pensa che non sia corretto punire con un’imposta più elevata chi utilizza la moneta di carta e addirittura il 63% vorrebbe aumentare la soglia di utilizzo dei contanti, passando dai 3 mila attuali a 5 mila. Se a questo si aggiunge che il 59% stima che con la prossima manovra finanziaria le tasse aumenteranno, ecco che l’idea del premier di proporre una forte stretta sui contanti potrebbe essere di non facile successo, soprattutto nella considerazione che la percezione degli italiani è che comunque le tasse non diminuiranno, pur in presenza di un maggiore gettito.

Insomma è la credibilità di tutto il sistema da essere messa sotto accusa, non il singolo provvedimento di motivare e conferire un bonus fiscale a chi utilizza carte e bancomat. Tra l’altro gli stessi cittadini che pagano abitualmente con la moneta elettronica si accorgono delle difficoltà: il 41% dichiara che molto spesso è capitato che l’esercente o chi deve essere pagato rifiuti la transazione elettronica, pur in presenza del pos, adducendo la banale scusa che manca il collegamento. Nel frattempo nascono metodi alternativi di pagamento e che potrebbero sfuggire alle normali tracciabilità di chi utilizza le carte. Per esempio anche se ancora minoritaria, è in aumento la quota di chi paga tramite smartphone. Il 6% ha affermato di aver effettuato almeno una transazione con questo sistema, ma se si pensa che solo l’anno scorso il 3% dichiarava lo stesso utilizzo, sorge il dubbio che la tecnologia sia più veloce delle Leggi.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][/vc_column][vc_column width=”1/2″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Roma, 15 settembre 2019 – In Italia i partiti nascono come i funghi, anche se questo non si traduce in un cambiamento della classe politica. Anzi. Basti pensare che il partito più anziano presente in Parlamento è la Lega, ma molti sono i deputati di questa legislatura che hanno militato nella Dc, nel Pci e nell’Msi, sigle che oggi sembrano preistoria. Il clima di incertezza politica è il terreno fertile per poter pensare alla creazione di nuovi soggetti politici.

Anche se il governo Conte ha ottenuto recentemente il voto della maggioranza nei due rami delle Camere, al Senato basterebbe l’insoddisfazione di appena 9 senatori per far cadere tutto. Quindi anche l’accordo giallorosso viaggia sui carboni ardenti e i politici non possono farsi trovare impreparati all’eventualità di una nuova crisi di governo, visto che l’esito scontato questa volta sarebbe quello delle elezioni anticipate. Non è un caso, infatti, che proprio durante questa crisi estiva sono emerse quelle che sono molto di più che semplici suggestioni o fantasie politiche, come, per esempio, la possibilità che possano nascere partiti sull’impronta personale di alcuni leader, si è parlato del partito di Matteo Renzi, dello stesso Conte o anche di Carlo Calenda, visto che è stato il primo esponente democratico che si è dimesso dal partito in quanto non ha condiviso la scelta di accettare l’accordo con il M5s.

Nel centrodestra, invece, la frattura si era già consumata prima dell’estate con la fuoriuscita di Giovanni Toti da Forza Italia e la nascita del suo partito denominato “Cambiamo!”. È vero, però, che i partiti forti nascono nelle piazze per poi arrivare in parlamento. Questo è quanto accaduto al M5s, tanto per fare un esempio recente, o agli stessi Berlusconi o Bossi se ci riferiamo al passato. La storia ci racconta che i partiti nati da scissioni parlamentari hanno avuto sempre poco successo nelle urne. Quanto valgono questi nuovi soggetti politici? Bisogna prima di tutto premettere che testare partiti che non sono realmente presenti nel mercato elettorale è un’operazione difficile, nel senso che spesso gli italiani pensano di essere attratti da una nuova lista in quanto proietta su di essa le proprie attese, ma poi quando la politica passa dall’immaginario al reale il più delle volte prevale la delusione e quindi il consenso potenziale scema.

Tra le possibili new entry quella con più probabilità di successo è l’ipotetico“Partito di Conte”. Oggi viene accreditato al 10%, anche se bisogna notare che questo valore è rimasto praticamente costante nel corso degli ultimi tre mesi, cioè anche nel passaggio tra il Conte 1 e il Conte 2. Una delle particolarità è che nel profilo di questo soggetto politico avrebbero egual peso sia gli elettori provenienti dal Pd (3%) che dal M5s (3%) mentre un ulteriore 4% arriverebbe da coloro i quali non hanno un partito di riferimento o che si sono astenuti. Insomma un posizionamento tendente verso il centrosinistra. Per l’ipotetico partito di Renzi il consenso al momento è del 5%, ma in questo caso bisogna dire che il trend è in decremento da quando si iniziò a parlare di questa eventualità, cioè subito dopo le sue dimissioni da presidente del Consiglio. A quei tempi questo nuovo soggetto politico attraeva circa il 10% dell’elettorato, oggi invece raccoglierebbe appena la metà di quei voti.

La composizione degli elettori attratti è formata dal 3% da votanti Pd, 1% da forzisti e 1% da coloro che non hanno un partito di riferimento. Percentuali invece minori per il possibile partito di Calenda che comunque partirebbe con il 2,5% dei consensi e che gli provengono per la metà da elettori democratici e per la rimanente parte da quelli che non sono fidelizzati ad alcun partito. Così anche per il partito di Toti che più che una ipotesi è una realtà in quanto ha già depositato il simbolo “Cambiamo!” e sarà presente nelle prossime elezioni regionali. Il consenso è dell’1,5%, in pratica sono quasi tutti voti provenienti dall’elettorato di Forza Italia.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][/vc_column][vc_column width=”1/2″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]I partiti del centrodestra superano quelli che compongono il governo
Articolo:  il PD (che soffre in parte la presenza nel nostro sondaggio dell’ipotetico partito di Calenda) si ferma al 22.5% perdendo mezzo punto rispetto al risultato pre-crisi. Aumenta il M5S che arriva al 19% (ha guadagnato ben 3 punti dalla crisi politca). In totale l’area di governo (conteggiando anche Leu) totalizza il 43.5%. Nel CS la Lega è al 34%, primo partito in Italia, pur perdendo 4 punti dall’ultimo sondaggio pre-crisi, in realtà riconferma il voto avuto alle europee. Forza Italia al 5,5% che soffre l’eventuale scissione con il partito di Toti che comunque non va oltre l’1,5%. FDI è al 7%. In totale l’opposizione del centrodestra (unita) vale il 48%, quindi qualche punto in più della neo coalizione giallorossa. L’altra new entry Calenda riceve il 2.5% dei consensi penalizzando non solo il PD, come detto sopra, ma anche Più Europa che scende al 2%.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”12468″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”12469″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Il patto giallorosso non piace agli italiani.
Il 44% lo valuta negativamente. E il centrodestra ha un consenso maggiore di Pd-M5s
Il voto del Movimento 5 stelle sulla piattaforma Rousseau ha confermato la volontà degli elettori grillini, che sono una platea ben più ampia, in quanto magari non leggono regolarmente il Blog delle Stelle, né si considerano attivisti. Secondo il sondaggio che abbiamo realizzato, ben il 61% degli intervistati avrebbe votato sì all’accordo tra Partito democratico e M5s. Anzi, il risultato emerso dalla piattaforma messa in piedi dalla Casaleggio Associati è superiore, con un consenso del 79,3% che va a confermare l’opinione prevalente della maggioranza assoluta degli elettori 5 stelle. Nei giorni scorsi c’erano stati molti dubbi sulla validità di questo voto online, ma come si vede, tra i grillini è emersa una netta preferenza per il governo in coabitazione coi dem. Un consenso che tra gli elettori del Pd arriva addirittura al 75%. Un netto segnale che ci fa capire come si stia formando un’amalgama che è fondamentale per far partire questa alleanza. Due dati sono particolarmente interessanti da osservare: oggi la maggioranza è a favore di un nuovo governo, mentre sono in minoranza coloro che vorrebbero elezioni anticipate. Un’inversione a U rispetto a pochi giorni fa, quando nel pieno della crisi il 55% degli italiani avrebbe voluto andare subito alle urne. OGGI i favorevoli al voto sono solo il 41%, superati di 5 punti da quelli che preferiscono un nuovo governo. Eppure la maggioranza degli italiani a prescindere dall’appartenenza – il 44% – vede negativamente la nascita di un governo giallorosso a guida Conte. Quella che Salvini ha scatenato in agosto era comunque una crisi che gli italiani non volevano. Una situazione in cui, secondo gli intervistati, si è mostrato il vero volto della nostra classe politica. E gli italiani sono stati molto severi con gli eletti: per il 62% si sono comportati da irresponsabili. Bisogna precisare che non si tratta di un giudizio sui singoli. Non è una presa di posizione su Di Maio, Salvini o Zingaretti, ma sull’intero ceto politico. La gestione di questa crisi e i continui litigi non sono piaciuti all’opinione pubblica. Gli stessi italiani, nel caso in cui non si dovesse formare un governo Pd-M5s chiedono nel 55% dei casi di andare a nuove elezioni. Il loro pensiero è chiaro: proviamo questo governo, ma se dovesse andare male andiamo subito al voto. Insomma, hanno concesso una seconda chance ai politici «irresponsabili», ma sono pronti a vedere le carte. ALTRO dato importante da osservare sono le intenzioni di voto. Se gli italiani tifano per un nuovo governo è anche vero che, in termini di consenso, questo esecutivo è appoggiato da una minoranza. Il Pd più il M5s, infatti, arriverebbe al 43% dei consensi, mentre la somma del centrodestra tocca il 48,5%. Per quanto ci sia molta attesa e aspettativa, questo nuovo governo soffre dal punto di vista del consenso popolare. Tra prima della crisi e oggi, la Lega perde 3 punti passando dal 38% al 35. Rimane comunque il primo partito. Secondo è il Pd, che perde un punto. Ci guadagnano i 5 stelle, che dal 17% salgono al 20%. SI PUÒ PARLARE di effetto Conte? Assolutamente sì. Se guardiamo l’indice di fiducia, il presidente Mattarella è al 55%. Al secondo posto c’è Conte. Interessante è poi notare come secondo il 58% del nostro campione Salvini abbia fatto male a far saltare il governo. Si tratta di una presa di posizione netta; un giudizio su Salvini che si traduce in quel decremento che ha avuto la Lega in questa crisi. Al di là degli entusiasmi, però, possono presto spuntare delle spine. Il 50% degli italiani vorrebbe rivedere il decreto sicurezza bis, anche se Di Maio ha detto già che non avverrà. Il governo si dovrà comunque misurare con queste spinte.

*direttore Noto sondaggi ©[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”12458″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]A due settimane dalle elezioni europee del 26 maggio si delinea lo scenario in merito alle intenzioni di voto degli italiani. E’ importante sottolineare, però, che ad oggi ci sono ancora 9 milioni di indecisi che intendono recarsi alle urne, ma che non hanno deciso per quale forza politica votare. Anche se è probabile che circa la metà di questi si asterrà, il numero di potenziali elettori resta abbastanza significativo da alterare gli equilibri esistenti. Generalmente gli indecisi decidono per chi votare nei 2 o 3 giorni precedenti al voto, per cui ad oggi non è possibile definire come influiranno sul risultato finale. Analizzando invece le intenzioni di chi ad oggi sa già come esprimerà il proprio voto, la Lega resta il primo partito in Italia, al 32%, per cui non si registrano particolari variazioni rispetto ai sondaggi degli ultimi mesi. Per quanto riguarda la suddivisione geografica dei suoi elettori, la stragrande maggioranza dei voti alla Lega provengono dal Nord Est, dove arriva a raggiungere il 43% dei consensi. Il dato rilevato dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi che più sorprende è lo straordinario consenso che la Lega ottiene nella circoscrizione del Centro Italia, roccaforte storica della sinistra, dove potrebbe arrivare a superare in maniera significativa il 30% dei voti. Anche al Sud e nelle Isole il numero di elettori della Lega resta alto, rispettivamente al 25% e al 19%.

Il Movimento 5 Stelle, invece, si piazza al secondo posto, insieme al PD-Siamo Europei, con il 21% dei voti. Interessante notare come questo dato registri un calo di popolarità rispetto ai risultati del M5S alle ultime elezioni politiche, dove aveva ottenuto il 32.7% dei voti. Le roccaforti del movimento pentastellato restano il Sud e le Isole, dove potrebbero ottenere rispettivamente il 27% ed il 30%. I due partiti della coalizione di governo complessivamente ottengono il 53% delle intenzioni di voto. Si tratta di un indicatore di consenso particolarmente alto, soprattutto alla luce dei recenti conflitti interni alla coalizione.

Per quanto riguarda il centrosinistra, se il Partito Democratico prima dell’elezione di Nicola Zingaretti a segretario oscillava tra il 15% ed il 18%, per la competizione europea arriva a raggiungere il 21%, registrando quindi una sostanziale crescita. Volgendo lo sguardo alla distribuzione geografica dei voti, salta immediatamente all’occhio la notevole perdita di popolarità dei democratici nella circoscrizione Centro dove il PD conquista il 21%, facendosi così superare largamente dalla Lega. Buona la performance del Partito Democratico nella circoscrizione del Nord Ovest, l’area più ricca del paese, dove ottiene il 27%. I democratici restano deboli invece nel Sud e nelle Isole, dove ricevono rispettivamente il 19% ed il 15% dei voti.

Passando al centrodestra, il 9% degli italiani dichiara che voterà per Forza Italia. In questo caso si osserva che la distribuzione dei voti è abbastanza omogenea in tutto il paese, con un picco del 12% nelle Isole. Fra i partiti più piccoli che lottano per superare lo sbarramento del 4%, che permette di ottenere seggi nel Parlamento Europeo, Fratelli d’Italia, con il 5,5%, è quello che al momento è più accreditato. Anche Più Europa-Italia in Comune lotta per raggiungere il 4%, anche se ad oggi non va oltre il 3,5%. Molto al di sotto della soglia di sbarramento si posizionano La Sinistra (2%) ed Europa Verde (1%).

Per concludere, si può dire che questo sondaggio è da interpretare come la situazione ai nastri di partenza. Ci sono ancora più di due settimane di campagna elettorale e quasi 9 milioni di voto potenziale che quindi non si è distribuito tra le varie liste. E’ chiaro dunque che ancora tutto può succedere.

Antonio Noto, DIRETTORE NOTO SONDAGGI[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][vc_single_image image=”12441″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12440″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12439″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12442″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Negli ultimi anni il problema della droga è ricomparso con prepotenza nella società anche se non nella sua evidenza mediatica. Mentre negli anni ’80 e ’90 la diffusione massiccia dell’eroina nel nostro Paese spinse a creare molteplici campagne di sensibilizzazione sull’utilizzo di droghe pesanti, ora si direbbe che queste campagne siano state completamente sostituite da quelle mirate a diminuire il consumo di alcolici e sigarette. Secondo il 62% degli italiani, rispetto alla quantità di informazioni disponibili relative agli effetti sulla salute di fumo e alcol, di droghe non si sente proprio parlare. Il 15% pensa che se ne parli, ma comunque in misura minore, mentre il 10% ritiene che si parli di droghe, alcol e fumo nella stessa misura. Rispetto invece al danno che arreca il consumo di droghe, il 46% della popolazione reputa che le droghe siano comunque meno dannose delle sigarette, mentre il 22% crede il contrario. SE INVECE il danno causato dalle droghe viene paragonato a quello provocato dal consumo di alcolici, il 55% degli italiani ritiene più dannoso l’utilizzo di droghe, mentre soltanto il 2% reputa più nocivi gli alcolici. Il 38% ritiene che il consumo di alcol e droghe arrechi un danno della stessa entità. Quando intervistati in merito ai luoghi dove andrebbero diffuse le informazioni relative al consumo di droghe, il 61% della popolazione sostiene che la responsabilità della scarsa informazione sulle droghe sia da attribuire alle scuole, mentre il 55% pensa che la responsabilità sia delle strutture che operano in ambito sociale sul territorio. Il 44% ritiene responsabili i media, ed infine il 37% il governo. UN ALTRO elemento utile a definire il rapporto degli italiani con il tema delle droghe è la percezione della pericolosità delle diverse sostanze stupefacenti. Sull’eroina il giudizio è quasi unanime: il 91% della popolazione la ritiene pericolosa, contro il 3% che pensa il contrario. Anche sulla cocaina prevale il numero di persone che la reputa un pericolo, il 72%, mentre soltanto il 10% non la ritiene pericolosa. Sulla cannabis il quadro cambia: il 42% la ritiene una droga pericolosa, mentre il 40% no. Dando uno sguardo invece ai dati sul consumo di droghe nel paese, il 41% della popolazione ammette di aver provato droghe leggere almeno una volta, mentre il 13% dichiara di aver fatto uso almeno una volta di droghe pesanti. È interessante capire anche come il tema delle sostanze stupefacenti venga affrontato all’interno del nucleo famigliare. Il 42% dei genitori sostiene di sorvegliare i figli per capire se fanno uso di droghe, mentre il 52% ammette di non controllarli sotto questo punto di vista. Mentre quando ai genitori viene chiesto se affrontano con i figli il tema dei danni causati dal consumo di droghe, soltanto il 38% sostiene di farlo, contro il 54% che risponde negativamente. In diverse occasioni, all’interno del dibattito pubblico, si è discussa la liberalizzazione delle droghe leggere come possibile soluzione al problema della diffusione di droghe pesanti. LA MAGGIOR parte degli italiani, però, non è favorevole a questa misura: il 54% degli intervistati si dichiara sfavorevole, mentre il 37% si dichiara a favore. Dato il ‘ritorno’ del problema del consumo di droghe pesanti nel nostro Paese, e la percezione che questo tema non venga affrontato tanto quanto quello del consumo di alcol e di tabacco, c’è da augurarsi che vengano adottate delle misure per aumentare le campagne di sensibilizzazione, a partire dalle scuole, mirate a ridurre il consumo di sostanze stupefacenti.

*direttore Noto sondaggi[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12432″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Sondaggi, la Lega cala ma resta il primo partito. Pd supera il M5s
Il rilevamento settimanale sul voto alle Europee dell’Istituto Noto Sondaggi. Il partito di Salvini perde l’1,5%, l’area di governo è meno di due punti sopra il risultato delle politiche

01 maggio 2019
Per la prima volta, da mesi, la Lega di Matteo Salvini cala decisamente nei sondaggi. Lo dice il rilevamento settimanale sul voto alle Europee dell’Istituto Noto Sondaggi che Antonio Noto ha presentato martedì a “Cartabianca”, il programma di approfondimento condotto da Bianca Berlinguer.

Intendiamoci, la Lega resta di gran lunga il primo partito con il 32% delle intenzioni di voto, ma la novità è che, in una settimana, ha lasciato sul terreno l’1,5. Anche il M5s scende (-0,5%) collocandosi sulla fatidica quota del 20%. Con il Pd in crescita (dal 21 al 22%) il sorpasso di Zingaretti su Di Maio è ormai un dato di fatto.

Tornando all’area di governo, va detto che, nello “scambio di ruoli” tra Lega e M5s che si è verificato tra i due alleati rispetto al dato del 4 marzo 2018, per la prima volta da mesi, la Lega scende sotto il livello (32,68%) raggiunto da M5s alle politiche, quando la Lega prese il 17,35%. Complessivamente,.

Il centrodestra resta immobile rispetto a una settimana fa con Forza Italia all’8,5% (un dato molto basso, circa sei punti sotto le Politichr del 2018). Per fortuna del cdx, Fratelli d’Italia continua ad andare bene e conferma il 6% della settimana scorsa. Il centrosinistra arriva al 25 per cento grazie al 22% del Pd e al 3% dell’accoppiata Bonino-Pizzarotti (+Europa e Italia in comune). E anche a sinistra qualcosa si muove con La Sinistra al 2,5% e Europa Verde all’1,5. Altri partiti (destre, forze regionali ecc) arrivano, in tutto, al 5%.

Insomma, a quattro settimane dal voto europeo, il quadro politico sembra “scaldarsi” e gli elettori muoversi e uscire dall’immobilismo che aveva fatto ammattire i sondaggisti i quali, nell’ultimo mese erano stati costretti dalla realtà a presentare dati sempre uguali.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][vc_single_image image=”12426″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12427″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12428″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12429″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]A poche settimane dal voto per le elezioni europee, il clima politico in Italia è sempre più teso fra litigi, conflitti e accuse reciproche all’interno della coalizione di governo. Se solo si guardano gli ultimi giorni si nota che i focolai di tensioni sono stati tanti, forse troppi per una coalizione di governo, e comunque su temi specifici, extra contratto, e quindi difficilmente risolvibili se non con una resa di una parte sull’altra. SE SUL SALVA ROMA al momento l’ha spuntata Salvini, adesso c’è da comprendere come si risolverà il caso del sottosegretario leghista Siri le cui dimissioni sono chieste a gran voce dal capo politico del Cinquestelle Di Maio. Indipendentemente da chi ne uscirà con le ossa rotte, è chiaro che il continuo braccio di ferro tra i due alleati crea una situazione di incertezza nell’opinione pubblica. PERTANTO, in seguito all’inasprirsi dello scontro politico, i maggiori media del Paese negli ultimi giorni prospettano un possibile scenario di crisi di governo, amplificando la percezione che la débâcle possa essere imminente se i risultati delle Europee sanciranno ciò che in questi mesi hanno raccontato i sondaggi, cioè che i rapporti di forza tra Salvini e Di Maio si sono capovolti rispetto a quanto scaturì delle elezioni politiche di un anno fa. Questo contesto sta influenzando l’opinione dell’elettorato italiano. Infatti, a leggere i risultati dell’Istituto demoscopico Noto Sondaggi, il 50% stima che dopo le elezioni europee il governo andrà effettivamente in crisi, solo una minoranza, il 38% è di parere opposto e pensa che l’attuale coalizione continuerà a governare. Se dovesse cadere il governo gli italiani hanno ben chiare le loro preferenze in termini di possibili scenari. Per quasi la metà a quel punto sarebbe meglio indire elezioni anticipate, mentre il 28% preferirebbe che si costituisse un’altra coalizione politica senza andare al voto. Soltanto il 10% auspica la costituzione di un governo tecnico. D’ALTRONDE bisogna fare i conti anche con quelli che sono stati i risultati delle precedenti elezioni politiche, ragion per cui l’anno scorso fu impossibile costruire una maggioranza di parlamentari tra partiti contigui ideologicamente. Oggi la situazione non è cambiata. Qualora dovesse cadere il governo e si decidesse di andare a elezioni anticipate, secondo il 45% degli italiani vincerebbe il centrodestra unito nella formula tradizionale, oppure solo con Salvini e Meloni, mentre il 32% crede che la Lega potrebbe avere la maggioranza dei seggi in un nuovo parlamento anche da sola. In merito ai continui conflitti nella coalizione di governo, invece, gli italiani sono divisi fra chi ritiene che questa situazione metta a rischio la governabilità del paese e chi invece la ritiene un’inevitabile conseguenza del patto tra Lega e M5S. Il 55% degli intervistati ritiene che la situazione sia preoccupante e che non sia possibile continuare a governare con questi presupposti, mentre il 40% risponde che una situazione di conflitto è normale, data la coesistenza al governo di due partiti ideologicamente diversi. QUANDO vengono interrogati su chi abbia maggior peso politico tra Salvini, Di Maio e Conte, gli italiani non hanno dubbi: il 67% risponde Salvini, mentre soltanto il 15% pensa che ad avere maggiore importanza sia Di Maio. In ultimo, un 8% indica il premier Conte come la figura di maggiore peso nel governo. Ma la scadenza europea si avvicina e agli italiani non è ancora chiaro quale sarà il posizionamento che i due alleati avranno nell’Unione. Il 40% degli elettori dichiara di aver compreso perfettamente qual è la visione del partito di Salvini, mentre solo il 20% ha inteso quale sia la posizione del M5S in merito allo stesso tema. Anche da quest’ultima analisi si può dedurre che il M5S, oltre a essere percepito come la forza con il minor peso decisionale all’interno del governo, sia indebolito da una capacità comunicativa nettamente inferiore a quella della Lega in vista delle prossime elezioni europee.

*DIRETTORE NOTO SONDAGGI[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12422″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Circa la metà degli elettori del PD prende seriamente in considerazione l’ipotesi del candidato alle primarie Nicola Zingaretti di cambiare il nome del PD. Non si tratta di un consenso effervescente verso questa ipotesi, comunque i favorevoli superano di gran lunga i contrari.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][vc_single_image image=”12332″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12328″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12329″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436486121{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12330″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12331″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]