[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Il trend delle intenzioni di voto premia ancora la Lega che e’ in aumento di 1 punto e tocca il 34%. Al contempo il M5S e’ fermo al 25%. Pertanto la differenza di consenso tra i due alleati del contratto e’ 9 punti. I partiti dell’opposizione aumentano l’attrazione elettorale: Forza Italia incrementa di mezzo punto e tocca il 9,5% mentre il PD avanza dell’1% e totalizza il 18%, avvicinandosi dunque a quel 18,7% raccolto alle elezioni politiche. Infine gli italiani chiedono al Governo di cambiare la manovra finanziaria per non aumentare il conflitto con la Commissione Europea.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436508025{padding-top: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][vc_single_image image=”12292″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12284″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12285″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image” css=”.vc_custom_1543431831141{padding-top: 0px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1543436486121{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12286″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”12287″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image” css=”.vc_custom_1543431847623{padding-bottom: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Roma, 25 novembre 2018 – Il pronostico sulla tenuta del governo lascia spazio a due interpretazioni opposte tra loro. Da una parte, l’alto tasso di consenso di cui godono i due partiti del contratto – seppure in calo, nell’ultima settimana secondo i rilevamenti di Noto Sondaggi si attesta al 56% – farebbe ritenere l’alleanza gialloverde salda e duratura; dall’altra emergono di continuo nuovi attriti che, invece, potrebbero essere indicatori di una fine anticipata. Tra questi bisogna pensare che i rapporti di forza tra Di Maio e Salvini si sono invertiti rispetto alle elezioni politiche. Se, lo scorso 4 marzo, il M5S conquistò 15 punti in più rispetto alla Lega, dal 2 giugno, cioè dopo il giuramento del premier e della squadra dei ministri al Quirinale, secondo tutti gli istituti demoscopici c’è stato il sorpasso, tanto che ad oggi il partito di Salvini è stimato nell’ultima rilevazione di Noto Sondaggi 8 punti avanti ai pentastellati.

Già questa inversione di tendenza potrebbe diventare nei prossimi mesi il casus belli che permetterebbe alla Lega di chiedere più spazio nella compagine, se non addirittura il premier. Comunque sia ‘i sondaggi sono sondaggi’ e, se questo avanzamento non verrà certificato nelle urne delle prossime elezioni europee, la questione non si porrà se non, appunto, dopo il 26 maggio alla chiusura delle consultazioni. Oltre a questa problematica tecnica, con la manovra sono emersi evidenti frizioni politiche tra i due leader. Prima la “manina leghista” che secondo Di Maio avrebbe cambiato senza nessun accordo una norma del decreto fiscale, poi l’emendamento bocciato al Senato sull’anticorruzione che, sempre secondo il M5S, avrebbe avuto una regia tra i leghisti, oltre alle divergenze sulla priorità di far partire subito il reddito di cittadinanza, il cui differimento di un anno indebolirebbe il conflitto con l’Europa; insomma una serie di questioni che potrebbero portare alla ‘caduta del ponte tibetano’.

Gli elettori sono molto attenti anche perché vivono una contraddizione. Nonostante l’alto livello di consenso, hanno la sensazione che i due partiti procedano parallelamente, come se guidassero governi diversi. Quindi non si è generata quella sorta di ‘contaminazione’ per cui le problematiche di una partito vengono fatte proprie da tutta la coalizione. Se questo si può anche ritenere un vantaggio, su tempi lunghi potrebbe essere inevitabile un ‘deragliamento’: pur proseguendo su binari paralleli non si evita lo scontro.

Questa metafora descrive il clima di opinione degli italiani. Solo il 32% degli elettori ritiene che il governo durerà fino a fine legislatura. Se dai numeri vogliamo trarre una interpretazione, visto che il consenso totale ai due partiti è al 56%, possiamo affermare che un po’ meno della metà dei propri elettori pensa che questa alleanza non potrà essere ‘forever’. A questi si aggiunge il 24% che ipotizza la crisi di governo già prima delle elezioni europee e un ulteriore 28% che invece pensa che il patto cadrà subito dopo. Insomma la maggioranza della popolazione, il 52%, suppone che entro i prossimi 8 mesi l’alleanza potrebbe sciogliersi. È da notare che tra coloro i quali pensano che il governo avrà vita breve prevalgono nettamente i leghisti sui pentastellati. Però gli italiani ormai sono diventati consapevoli che, per qualsiasi inquilino del Quirinale, la fine di una alleanza non vuol dire l’apertura delle urne, e quindi è probabile che si possa cercare un altro governo che abbia la maggioranza in parlamento. In questo caso circa la metà degli elettori, il 48%, chiede che si formi un governo con i 3 tradizionali leader del centrodestra, Salvini, Meloni e Berlusconi. Solo il 28% opterebbe per una alleanza tra Pd e M5S.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” line_width=”400″][/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542809973636{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/4″ css=”.vc_custom_1543170616693{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”12269″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image” css=”.vc_custom_1543172263270{padding-left: 0px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][/vc_column][/vc_row]

[vc_row css=”.vc_custom_1542809966199{padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Intenzioni di voto alle Elezioni Europee. La distanza tra Lega e M5S aumenta. Il partito di Salvini è quotato al 33% (con un incremento di 1 punto rispetto alla scorsa settimana) mentre i cinquestelle calano al 25%. Comunque, il voto complessivo ai due partiti di governo rimane alto, 58%, ma con un peso maggiore dei “verdi” sui “gialli”. Il consenso agli altri partiti non subisce particolari variazioni rispetto alla scorsa settimana, se non per Leu che, in concomitanza con l’annuncio di scioglimento, perde 1 punto e si ferma al 2%. Forza Italia stabile al 9%, così il PD riconferma la stessa percentuale del 17%.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542810338468{padding-top: 20px !important;padding-bottom: 50px !important;}”][vc_column][ultimate_heading spacer=”line_only” line_height=”6″ line_color=”#afafaf” margin_design_tab_text=”” line_width=”400″]

Slide intenzioni di voto alle elezioni europee

[/ultimate_heading][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1542809973636{padding-top: 0px !important;}”][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”12248″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”12247″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”12246″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”12245″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row]

Roma, 18 novembre 2018 – A quasi 6 mesi dal giuramento dei ministri del governo gialloverde è il momento di fare una prima valutazione sull’impatto che la squadra di Giuseppe Conte in questo periodo ha nell’opinione pubblica. Nonostante l’alto livello di consenso sia del M5S che della Lega – la somma è al 58% – la compagine di Palazzo Chigi si caratterizza prevalentemente per la visibilità del presidente Conte e dei vice Di Maio e Salvini, ma nelle azioni politiche risultano apprezzati anche Giorgetti e Costa.

In termini di conoscenza, molti ministri ancora oggi fanno registrare livelli bassi. Basti pensare che sui 20 componenti dell’esecutivo – oltre ai 18 ministri abbiamo considerato anche il premier Conte e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giorgetti che, pur non avendo un dicastero, per il ruolo che ricopre è una delle pedine più importanti – solo cinque totalizzano un livello di conoscenzamaggiore del 50%. È da notare, però, che Conte (67%) risulta solo al terzo postosuperato dai suo due vice: da Salvini (89%) e da Di Maio (78%). Gli altri due che vanno oltre la soglia del 50% sono i ministri delle Infrastrutture Toninelli (57%) e della Giustizia Bonafede (52%).

In questa speciale classifica si fanno notare i bassi livelli di conoscenza che ricevono i titolari di dicasteri molto importanti. Per esempio il ministro dell’Economia Tria compare solo in decima posizione con il 37%, così anche il titolare della Farnesina Moavero Milanesi risulta conosciuto appena dal 17% e si piazza diciassettesimo. La parte bassa della classifica è dominata da tre ministri che non riescono a superare il 10%. Al terzultimo posto si trova Marco Bussetti (10%, Istruzione), penultima è Erika Stefani (9%, Affari Regionali) mentre il fanalino di coda è Alberto Bonisoli (7%, Cultura). In generale, comunque, il team dei governativi è conosciuto in media dal 36,7%.

Se dalla conoscenza si passa al giudizio sull’operato le cose cambiano. Salvini è l’unico che riceve l’apprezzamento della maggioranza degli italiani (51%). La novità, però, è il secondo posto di Giorgetti (48%) che supera Conte (44%), ex aequocon i ministro dell’Ambiente Costa. Di Maio si posiziona solo quinto con il 42% degli apprezzamenti e precede Tria (37%). Tra i ministri in prima linea, il Guardasigilli Bonafede è nono con il 33% mentre Toninelli è quattordicesimo (25%). Il terzetto di coda è sempre lo stesso: Stefani, Bussetti e Bonisoli non riescono a superare il 20%.

In media, comunque, i giudizi positivi espressi sull’operato dei singoli ministri arrivano al 31,1%, ma con una differenza molto elevata nel range di oscillazione. Infatti si passa da un massimo del 51% di valutazioni favorevoli nei confronti di Salvini al minimo del 13% per Bonisoli.

*Data di realizzazione del sondaggio: 16-17/11/2018

Campione: Panel Omnibus rappresentativo degli italiani adulti.

Tecnica di somministrazione delle interviste: Cawi.

Consistenza numerica del campione: Mille.

Rispondenti: 93%.